briantim
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La storia del gioco ***** d’azzardo è un viaggio che attraversa millenni, culture e continenti. Le prime testimonianze di attività ludiche con posta in palio risalgono alla Cina del II millennio a.C., dove si ritrovano tavolette di bambù con segni incisi, probabilmente utilizzate per giochi simili alla lotteria. In Europa, i dadi in osso risalenti al periodo romano (I secolo d.C.) sono stati rinvenuti in siti archeologici dalla Britannia alla Mesopotamia, segno di una pratica diffusa e radicata.
Il concetto di “casa da gioco” come luogo fisso nasce molto più tardi. Nel 1638, a Venezia, viene aperto il Ridotto di San Moisè, considerato il primo casinò pubblico regolamentato. Qui, tra maschere e candelabri, i nobili giocavano a biribissi e bassetta sotto il controllo dello Stato, che incassava una tassa sulle puntate. Questa formula generò un modello replicato in altre città europee, come il Casinò di Spa in Belgio (1763) e il Casinò di Monte-Carlo nel 1863.
Nel XIX secolo, i casinò diventarono simbolo di eleganza e mondanità, strettamente legati alla nascente cultura del turismo. Monte-Carlo, ad esempio, fu determinante per salvare le finanze del Principato di Monaco: entro il 1870, il casinò rappresentava il 95% delle entrate statali, attirando aristocratici da tutta Europa.
Il XX secolo segnò una svolta con la legalizzazione del gioco d’azzardo in Nevada nel 1931. Las Vegas, da piccolo avamposto nel deserto, si trasformò in capitale mondiale del gambling, con l’apertura di resort come il Flamingo nel 1946. Negli anni ’70, i casinò iniziarono a diversificare l’offerta con spettacoli, ristoranti e shopping, dando vita al modello integrato che oggi domina il settore.
A partire dagli anni 2000, l’espansione globale ha coinvolto nuove regioni. Macao, ex colonia portoghese, ha superato Las Vegas in termini di entrate già nel 2006, registrando nel 2019 un fatturato di 36 miliardi di dollari, quasi sei volte quello della Strip di Las Vegas. Singapore, con il Marina Bay Sands e il Resorts World Sentosa, ha creato un modello che combina casinò, spazi culturali e attrazioni turistiche, attirando oltre 20 milioni di visitatori l’anno prima della pandemia.
Il ruolo culturale del gioco è cambiato nel tempo. Se nel passato era prerogativa di élite, oggi è una forma di intrattenimento di massa, ma le implicazioni sociali e morali restano oggetto di dibattito. Studi del 2022 dell’Università di Cambridge mostrano che, sebbene il 78% dei giocatori frequenti lo faccia per svago, il 3% sviluppa forme problematiche di dipendenza, un tema che ha portato a regolamentazioni più severe in molte giurisdizioni.
Oggi, le case da gioco non sono solo luoghi di scommessa, ma centri multifunzionali dove il gioco convive con arte, cucina e spettacoli. La loro evoluzione riflette l’adattamento di un’antica passione alle esigenze di un mondo globalizzato, mantenendo intatto quel fascino eterno che lega il rischio alla speranza di un colpo di fortuna.
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